Gli effetti biologici di questo gas sono ampiamente studiati e numerose ricerche ne comprovano l’efficacia in molti stati patologici. La pratica dell’ozonoterapia nasce nei campi di battaglia della prima guerra mondiale: disinfezione delle ferite, effetto benefico nell’accelerazione della guarigione, nell’ incrementare il flusso sanguigno locale e nel produrre effetti anti-infiammatori. E’ un potente antiedemigeno, e la sua azione è da correlarsi all’azione anti-infiammatoria che si esplica attraverso la liberazione di sostanze (citochine) dotate di attività immuno-stimolante o immuno-deprimenti in modo equamente bilanciato.

Attualmente nella infezione da Coronavirus sembra realizzarsi un eccessivo rilascio di citochine in particolare modo IL-6 che alimenta una esagerata risposta immunitaria con effetti dannosi su molti organi (motivo per cui si sta utilizzando il farmaco Tocilizumab come possibile terapia).

All’ozono terapia è riconosciuta un’importante attività battericida e virus-statica: il meccanismo d’azione è da riferirsi alle proprietà ossidative del gas con conseguente fenomeno di agglutinazione virale e precipitazione. Ad oggi l’ozono viene comunemente utilizzato nel trattamento di patologie come l’ernia discale, raccomandato dal ministero della salute come uno dei primi approcci nella patologia disco radicolare per evitare il dover ricorrere alla chirurgia. È un gas che non può dare reazioni allergiche e la cui tossicità, alle comuni dosi, è da riportare solo ed esclusivamente ad inalazione (reazione di tipo irritativo per trachea e bronchi). La via locale può essere applicata attraverso miscele oleose, acqua ozonizzata o insufflazioni in speciali sacchetti che garantiscono la realizzazione di un ambiente iperbarico all’ozono.

La via sistemica si ottiene attraverso l’insufflazione in cavità naturali (via rettale) o attraverso l’ozonizzazione di un quantitativo di sangue (in sacche dedicate a queste procedure) e la successiva re-immissione in circolo.

Questa procedura NON RIENTRA NELLE ATTIVITA’  TRASFUSIONALI in quanto il prelievo e la re-immissione in circolo avvengono utilizzando sempre lo stesso accesso venoso e senza distacco della sacca, né durante il prelievo né durante la fase di re-infusione.

Nessuna terapia attualmente in uso ha dimostrato una reale efficacia in termini di guarigione dall’infezione da Coronavirus. La trasmissione è orale attraverso droplet, da contatto e oro-fecale (una certa percentuale di pazienti manifesta sintomi gastrointestinali). Il cavo orale è stato identificato sede della principale diffusione del virus, per caratteristiche ambientali che ne agevolano la replicazione quali umidità e temperatura. Pensate che in alcuni Ospedali il trattamento con Ozono (trattamento topico del cavo orale e trattamento sistemico endovenoso) è stato proposto come terapia da eseguirsi in associazione alle terapie vigenti sia nel paziente non intubato sia in quello intubato con ottimi risultati. Ci si aspetta che il trattamento topico (cavità orale) possa portare a una rapida negativizzazione del tampone di controllo, conferma della avvenuta riduzione della carica virale, della riduzione della migrazione di ulteriori virus dal cavo orale alle basse vie aeree, riduzione del rischio di contagio del personale sanitario a stretto contatto con il paziente, oltre alla riduzione della carica virale ambientale.

La somministrazione sistemica endovenosa attraverso l’autoemoterapia garantirebbe un apporto di O2 e una azione immunomodulante oltre che antiedemigena utile a migliorare la performance polmonare.