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Osteopatia e SFM

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Sintomi caratteristici associati alla sindrome fibromialgica, oltre a quelli che interessano i tessuti molli, possono essere insonnia, rigidità, sindrome del colon irritabile, quadri ansioso-depressivi. Ad oggi, un quadro di sensibilizzazione centrale è stato identificato come il meccanismo fisiopatologico più attendibile, questo si associa ad iperalgesia e allodinia. Più semplicemente, si può dire che il sistema di risposta ad eventi stressanti e destabilizzanti si trova in costante stato di allerta. In studi che hanno misurato la composizione del liquor cefalorachidiano (o liquido cerebrospinale) è stato riscontrato un aumento dei valori di neurotrasmettitori associati alla nocicezione, così come la sostanza P, amminoacidi eccitatori e fattore di crescita nervosa (NGF).

Inoltre, è stata misurata una diminuzione dei neurotrasmettitori anti-nocicettivi come (come serotonina e dopamina ad esempio). Questo può spiegare l’attenuazione dei meccanismi discendenti provenienti dal sistema nervoso centrale finalizzati alla modulazione del dolore, nonché l’amplificazione di quelli ascendenti di trasmissione. Nel 2010 L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) redige un documento in cui si legge:

“L’osteopatia si basa sul contatto manuale nella fase di diagnosi e di trattamento. Essa rispetta la relazione tra corpo, mente e spirito in condizioni di salute e malattia: l’accento viene posto sull’integrità strutturale e funzionale dell’organismo e la tendenza intrinseca di quest’ultimo verso l’autoguarigione. Gli osteopati si avvalgono di un’ampia serie di tecniche terapeutiche manuali finalizzate a migliorare la funzionalità fisiologica e/o sostenere l’omeostasi alterata da una disfunzione somatica (della struttura corporea), cioè una funzionalità compromessa da componenti del sistema somatico in relazione tra di loro: strutture scheletriche, mio-fasciali e relativi elementi vascolari, linfatici e neurali […].

Tale approccio olistico nei confronti della cura e della guarigione dei pazienti si basa sull’idea che un essere umano rappresenta un’unità funzionale dinamica, nella quale tutte le parti sono interconnesse grazie a propri meccanismi di autoregolazione e autoguarigione.”

Sono stati definiti cinque modelli che racchiudono le funzioni corporee che consentono un adeguato adattamento alla vita:

  • Modello biomeccanico (postura e movimento – integrità strutturale biomeccanica: valutazione muscoli e distretti articolari)
  • Modello respiratorio-circolatorio (respirazione e circolazione dei liquidi corporei fino al livello cellulare: studio della gabbia toracica e dei diaframmi corporei che sono associati alla respirazione e al ritorno venoso e linfatico);
  • Modello metabolico-energetico (processi metabolici mediati dai sistemi endocrino, immunitario, nutrizionale e in relazione ai processi biochimici: valutazione e trattamento della regione addomino-pelvica/viscerale);
  • Modello neurologico (integrazione e bilanciamento del sistema nervoso centrale, del periferico, del sistema nervoso autonomo, dei sistemi neuroendocrino e neurocircolatorio: studio e trattamento del cranio e della colonna vertebrale);
  • Modello comportamentale (adattamento agli stimoli psicosociali, culturali e comportamentali: valutazione dello stile di vita del paziente correlato alle sue manifestazioni sintomatiche).

Osteopatia e SFM

 

L’osteopata, prima tramite un esame della struttura e poi attraverso un trattamento manipolativo, cerca di riequilibrare i cinque modelli permettendo alla persona di rispondere nel miglior modo possibile agli stimoli ambientali, aderendo ai principi dell’integrazione PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologica).

La ricerca attuale ha dimostrato come le terapie corporee siano in grado di agire sia sul soma, che sul piano emozionale, tramite la stimolazione di recettori distribuiti nel tessuto fasciale (gli interocettori), che sono implicati nella modulazione del dolore, nell’aspetto psicologico ad esso correlato e nella riduzione degli stati infiammatori conseguenti.

“la responsabilità primaria per la propria salute sta in ogni individuo che l’assume nel modo di vivere, di pensare, di comportarsi, di nutrirsi, di usare corpo e mente, di mettersi in relazione con gli altri e con quei fattori definiti stili di vita. Ogni persona deve essere educata e messa in grado di assumersi questa responsabilità. È compito del medico osteopata sostenere il sistema di cura interno, eliminare gli ostacoli che ne limitano la funzione e non recargli danno. È altresì sua responsabilità istruire i pazienti su come fare da soli e sforzarsi di motivarli a farlo, soprattutto con il proprio esempio. Il rapporto fra paziente e osteopata è dunque basato sulla collaborazione, è una società che ha lo scopo di conservare e aumentare la capacità e competenza del sistema personale di cura del paziente”.(Principi di autoregolazione, autoguarigione e conservazione della salute).

Irvin Korr
(neurofisiologo e pioniere della ricerca in ambito osteopatico)

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