Ritorno al futuro – Rastros e Visus

Perché chiamare “Ritorno al Futuro” il 4°Congresso Nazionale SILD che si svolgerà a Bologna dal 15 al 16 novembre 2024?

Un’espressione che letteralmente costituisce un contrasto logico poiché fonde l’idea del ritorno e quindi di un movimento verso il passato, con quella di uno slancio verso il futuro. E questo un ossimoro che sintetizza bene la cultura, l’informazione e le tensioni scientifiche che ruotano intorno ad una tecnologia che potrebbe essere definita “futuristicamente tradizionale” o “tradizionalmente futuristica”.

I sistemi laser sono infatti ormai da tempo strumenti che hanno rappresentato e tuttora rappresentano, la nostra visione del futuro facendo leva non solo sulla scienza ma anche sul nostro desiderio di conoscenza e quindi sulla nostra immaginazione. Questa luce impalpabile ben si presta a coniugare al futuro, verso la perfezione, quel presente che appare segnato dall’imperfezione. Negli scorsi decenni, in campo scientifico e non, la luce laser è stata percepita come una sorta di “luce purificatrice” che quasi per miracolo, incontrando la materia grezza, malata o imperfetta, poteva migliorarla, guarirla e trasformarla. Un magico fascio di luce che interviene e con un passaggio modella metallo, pietra o pelle creando quella forma che abbiamo perso, progettato o addirittura sognato.

Il livello e la velocità di sviluppo nel settore medico dei sistemi laser sono tutt’oggi sorprendenti. Le acquisizioni chiave, che hanno consentito una tale potenza innovativa, sono una migliore comprensione della interazione laser-tessuti ed un affinamento tecnologico nella realizzazione dell’hardware e dei sistemi di cessione finale dell’energia. Tutto ciò ha come diretta conseguenza una notevole espansione delle possibili applicazioni in campo dermatologico. Sia che si parli di CO2, di Nd:Yag, di Alessandrite o di tutte le altre lunghezze d’onda dello spettro (ultravioletto, visibile, infrarosso), il concetto “Sistemi Laser” è ormai largamente diffuso e universalmente accettato, sebbene a volte rimanga aperto il dibattito sull’efficacia risolutiva e determinante dei trattamenti praticati con l’ausilio di tale strumentazione.

Proprio questo sarà il “core” del Congresso.

Questa tecnologia ha sensibilmente migliorato l’approccio a molte malattie e inestetismi dermatologici, ma al tempo stesso si è ritenuto che queste nuove possibilità di cura si potessero svolgere senza una adeguata informazione sulle modalità di funzionamento di questi dispositivi, sulla loro interazione con i tessuti e soprattutto senza una conoscenza precisa delle indicazioni e delle lesioni dermatologiche che possono essere trattate in sicurezza. Attualmente, in mancanza di una precisa ed opportuna normativa e solo sulla base di troppo sintetiche formazioni commerciali, tutti i medici, ed a volte anche non medici, possono occuparsi di problematiche estetiche che riguardano la pelle.
Da ciò la necessità di creare una inversione di tendenza, organizzando congressi e corsi teorico-pratici mirati, con lo scopo di fare acquisire al professionista un livello di autonomia decisionale ed operativa nei trattamenti laser in ambito dermatologico ed estetico.

Con il Congresso del prossimo novembre la Società Italiana di Laser in Dermatologia (S.I.L.D) aggiunge un nuovo step di aggiornamento e discussione dove la luce laser, con i suoi colori, sarà protagonista non solo nei contenuti scientifici ma anche nell’intera coreografia di questo evento. Un vero e proprio ring dove si confronteranno quattro relatori per ogni sessione, ciascuno al suo angolo ad illustrare tecniche e procedure riguardo agli argomenti più caldi e dibattuti della moderna laser terapia dermatologica.

Ricorrendo ad una metafora si potrebbe dire che la macchina è pronta ad operare ma perché ciò avvenga occorre rifornirla di una energia adeguata, fatta di saperi, di scienza ma anche di curiosità, applicazione e soprattutto passione per una professione e un settore che tanto hanno da offrire grazie all’evoluzione tecnologica ma che sempre richiede la centralità e l’expertise dell’uomo. E l’operatore che deve intervenire sulla materia attraverso quelle conoscenze tecniche che, solo sommate alla propria abilità, permettono di portare a buon fine il problema di cui si occupa, di cui ha la diretta responsabilità. Lo specialista quindi, pur sorretto dalla macchina, resta l’artefice della cura, della terapia che sta offrendo.

Nella centralità del ruolo svolto dal medico, si ripropone l’eterno platonico avvicendamento di téchne e poíesis: per ben operare è necessario seguire regole, acquisire conoscenze pratiche e nozioni tecnologiche (téchne) ma le norme esecutive devono essere connesse ad una forma di sapienza fondata anche sullo sguardo personale, sulla sensibilità nel leggere i sintomi e interpretarli per ottenere la guarigione (poíesis).

E dove finiscono i segni – Rastros iniziano i sogni – Visus

G.Cannarozzo
Responsabile Scentifico